The Propaganda Takeover

Siamo stati ospiti del Propaganda Festival al Circolo Magnolia di Milano e possiamo assicurarvi che è stato il coronamento e la testimonianza tangibile dell’incredibile successo di un movimento che dall’underground ha inondato la scena italiana, senza compromessi.

L’atmosfera è elettrica. I bordi della statale che costeggia l’Aeroporto di Linate in direzione Idroscalo, nell’oscurità incipiente della serata milanese, tra alberi sul ciglio della strada e fari delle auto, si popolano sinistramente di figure dalla camminata ciondolante. 

Avanzando lentamente, come adepti di una qualche setta religiosa in processione, sbucano da ogni dove aumentando di numero man mano che ci si avvicina al piazzale antistante al locale e formando una lunga fila all’ingresso. La prima cosa che salta all’occhio è il simbolo, impresso sugli indumenti, che accomuna la maggior parte di questi individui, il quale, ormai, non è raro notare circolando per le strade delle città italiane: Il Serpente ricurvo di Propaganda!

Quando entro, l’ampio spazio di fronte al palco è già gremito di ragazzi e ragazze di tutte le età, chi tatuato da testa a piedi, chi no. Tutti hanno occhi sgranati e pupille luccicanti, impazienti che il grande spettacolo inizi. 

Ecco in un angolo un paio bancarelle dove si vendono le divise di questo esercito, marchiate, ovviamente, con il simbolo dell’aspide. Il serpente è il comun denominatore di ogni tipo di indumento: cappellini, magliette, calzini, pantaloncini… Ognuno di questi capi è quasi ipnotico, grazie alle diverse grafiche, ai colori e ai caratteri che vi sono incisi sopra, che in ogni elemento richiamano sempre e comunque l’universo estetico di Propaganda: un mix tra il grottesco e il simbolismo di strada.

Quello in cui ha piantato i semi il fondatore di Propaganda, Andrew, è un substrato culturale comune a vari piani del mondo sotterraneo: dal Rap hardcore, ai graffiti, passando per i tatuaggi, l’abbigliamento di strada e tanto altro, riuscendo così a riunire sotto un’unica bandiera correnti che nonostante siano apparentemente distanti, parlano in realtà la stessa lingua. Ecco, allora, che si manifestano i sacerdoti del Propaganda Tattoo Temple con il loro stand accanto a tutte le altre realtà satelliti che ruotano intorno a questo pianeta. 

Se Andrew è colui che dirige il timone, chi sventola la bandiera serpentata sul pennone della nave, richiama, agita e conduce i seguaci di questo movimento con le sue rime affilate è il generale in comando, Noyz Narcos.

In questa messa “nera” ha portato con sé alcuni dei più suoi fedeli soldati e altri nomi di spicco della scena Hip-Hop italiana, tra cui un agguerritissimo Ensi. È infatti il rapper torinese ad aprire le danze tra punchline precise e flow letali come frecce di un centauro, spalleggiato da Silent Bob.

La folla di devoti sotto il palco ribolle e freme nell’attesa del sermone del loro leader maximo, NN. C’è chi lo invoca a gran voce, ma non è ancora il momento del solenne comizio…

Tocca prima al Gemello, fedele compagno di avventure di Noyz dai tempi che furono del TruceKlan,  e a Speranza, rapper franco-italiano del Casertano, la cui energia infiammante e autenticità hanno stregato il comandante Noyz. A dirigere l’orchestra e muovere le dita sui piatti è ovviamente il suo sempiterno braccio destro, Dj Gengis Khan

I seguaci sempre più ammassati e arroventati, nonostante la fresca serata, non stanno più nella pelle mentre sugli schermi viene trasmessa l’anteprima del documentario di Propaganda.

“Noyz! Noyz! Noyz!” si leva come un coro unanime ed ecco, proprio quando la folla stava per desistere, che tra i fumi del palco compare il condottiero e sacerdote di questo movimento, diventato culto.

In 60 minuti il rapper romano condensa alcuni dei suoi brani piu’ iconici, ospitando sul palco amici e colleghi come Gast o lo stesso Speranza ; terminando il suo sermone tra la calca di devoti che, come posseduti, recitavano a memoria i versi del loro idolo, con l’inno “In The Panchine” insieme al Gemello.

Noyz come è arrivato si ritira scomparendo alle spalle del palco e nonostante gli inviti a proseguire la serata al DJ set, il grosso della fiumana che era arrivata per lo spettacolo, svanisce nell’ombra, lasciando negli occhi le immagini di una massa eterogenea in estasi, accomunata dalla devozione a un movimento che dalle profondità dell’underground è diventato oggi qualcosa di molto più grande…