B.A Badd: il movimento EveryBody Eats è sinonimo di comunità.

Direttamente da Syracuse (New York), B.A Badd non si limita alla musica: sta costruendo un vero e proprio movimento. Con il suo EveryBody Eats promuove valori come la comunità, la lealtà e la crescita reciproca. Dalla dura realtà delle strade fino al carcere, la sua storia riflette la lotta e la determinazione che hanno forgiato il suo suono, come nel suo ultimo album in collaborazione con Sypooda, fuori ora.

Essential Projects
  • Everybody Eats - 1st Plate
    2019
  • Really HIM x Reallyhiiim
    2020
  • Painted In Hunger
    2025

Peace B.A. Badd, grazie per il tuo tempo. Negli ultimi anni, l’Upstate New York ha avuto un impatto sempre più rilevante sull’Hip-Hop, con città come Buffalo e Rochester che si sono fatte un nome sulla scena internazionale grazie a talenti di altissimo livello. Syracuse, invece, è rimasta un po’ ai margini di questo movimento. Eppure la tua voce sta emergendo con forza, portando avanti una narrazione autentica e profondamente radicata proprio in quella realtà. Come descriveresti Syracuse a qualcuno che non c’è mai stato? Che tipo di atmosfera si respira in città? E secondo te, come è cambiata nel tempo?

Syracuse è una di quelle piccole città universitarie. Abbiamo la Syracuse University, che è la principale fonte di entrate per la città, ma tutto quello che c’è al di fuori di quel contesto vive nella povertà. Non succede molto qui, quindi nel corso degli anni ci sono stati molti problemi legati alla droga e alla violenza. Secondo me la situazione è peggiorata: molti programmi sociali sono stati eliminati, e questo ha tolto tante opportunità ai giovani per coinvolgerli in qualcosa di positivo. Ora sembra esserci solo assenza di regole nei ragazzi più giovani.

Raccontaci un po’ delle tue origini e del tuo percorso crescendo a Syracuse. Che tipo di ambiente ti ha formato e quali esperienze — musicali o meno — hanno avuto il maggiore impatto sul tuo sviluppo?

Syracuse per me è difficile da descrivere perché è tutto ciò che conosco, quindi per me è la normalità. Ma come dicevo, Syracuse è una piccola città nello Stato di New York, piena di droga e violenza durante la mia era. Però, ai tempi, c’era anche molto più senso di comunità, e questo mi ha formato sia come persona che nella musica, perché da dove vengo io devi essere autentico, il tuo nome doveva essere credibile e “verificato”.

Mentre per la musica artisti come Styles, Beanie Sigel, Mobb Deep, Capone e Noreaga sono quelli con cui sono cresciuto e che hanno influenzato il mio suono e il mio stile.

Quando hai iniziato a muovere i primi passi nel rap game? E secondo te, quali sono state le sfide più grandi che hai affrontato venendo da una città come Syracuse? E a proposito: qual è la storia dietro il tuo nome d’arte, B.A. Badd?

Ho iniziato a registrare in studio quando avevo tipo 12-13 anni, e facevo parte di vari gruppi a Syracuse, New York, che stavano iniziando a farsi notare per le strade. Poi mi sono trasferito a Buffalo, New York, e lì sono entrato a far parte di un altro gruppo.

Avevamo un grande seguito sotto il nome Da Zombeez, molto prima dei Beast Coast o dei Flatbush Zombies. Noi siamo stati i primi Zombeez, ed è una lunga storia — potete cercarla, basta digitare il nostro nome. Tutti i progetti sono su Apple Music, Spotify, o potete ascoltarli da lì. Avevamo tipo 16, 17, 18, 19 anni quando facevamo quella musica, che ha anche influenzato creativamente Aarabmuzik. Lui era un producer che ha fatto parte del nostro movimento negli ultimi anni.

Il mio nome, B.A., viene dal mio soprannome, Bad Boy. È così che mi chiamavano da ragazzo. Quando sono cresciuto, ho cambiato nome come artista perché non volevo entrare in conflitto con l’etichetta Bad Boy.

Negli ultimi anni hai dato un contributo importante alla scena locale fondando il collettivo Everybody Eats, nato in un periodo difficile della tua vita. Puoi raccontarci qualcosa in più sulla visione che c’è dietro EBE? E in che modo il tempo passato in prigione ha influenzato la tua motivazione e il tuo approccio alla musica?

EBE è uno stile di vita. All’inizio doveva essere solo un’agenzia di promozione per organizzare concerti ed eventi insieme ad alcuni miei amici, ma poi si è trasformata in un vero e proprio movimento. L’ideologia che c’è dietro è la “comunità”. Voglio per te quello che voglio per me.

Il mio tempo passato in prigione ha influenzato il mio approccio alla musica nel senso che tutto è diventato più serio. Non posso giocarci, perché so che il tempo scorre sempre e non si hanno le stesse opportunità due volte, quindi bisogna sfruttarle quando ci sono.

Il tuo nuovo progetto con Sypooda è ormai alle porte. Cosa puoi dirci su questo album? In che modo si differenzia dal tuo lavoro precedente? E puoi svelarci qualche dettaglio sulle collaborazioni presenti?

Sì, questo album è molto personale, molto soulful. Sypooda ha fatto un lavoro straordinario con la produzione. Volevamo mostrare la nostra versatilità. Probabilmente non suona come nessuno dei miei altri progetti, che sono più grezzi. Questo progetto ha molta anima e mi dà lo spazio per parlare di argomenti diversi. Per quanto riguarda le collaborazioni, ho il mio Prxfet, Bub Styles e Cozz dei Dreamville.

Guardando indietro alla tua discografia, quali progetti senti che ti rappresentano di più e perché?

Onestamente, tutti, perché ognuno rappresenta una parte diversa della mia vita. È difficile separarsi dai propri progetti perché sono come i tuoi figli e rappresentano momenti diversi. Uno potrebbe essere il mio preferito oggi, ma il giorno dopo un altro potrebbe essere il mio preferito. Oggi, “Painted In Hunger“, prodotto da Sypooda, che sta per uscire, è il mio preferito.

Qual è la tua visione artistica e personale per il futuro? Dove ti vedi nei prossimi anni?

Mi vedo come un brand, un brand che resisterà alla prova del tempo, che ispira altri artisti a mettersi in piedi e fare ciò che devono fare per trovare un modo per vincere. Il mio nome sarà uno dei primi che verrà nominato quando si parlerà di Hip-Hop proveniente dalla Costa Est.

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