Dropsy & Lanz Khan presentano “Inganni”
Dropsy, dj e writer membro della leggendaria crew CKC, e il rapper Lanz Khan rivivono in un nuovo singolo il tristemente noto episodio avvenuto alla fermata metro “Inganni” di Milano 30 anni fa. Entrambi ce ne hanno parlato, insieme ad altre cose, in questa doppia intervista…
Bella Lanz, come stai? Hai deciso di chiudere l’anno partecipando ad “Inganni”, una nuova collaborazione con il Dj e produttore Dropsy, un veterano della scena italiana Hip-Hop. Com’è nata questa collaborazione? Da dove nasce il titolo e cosa rappresenta?
LANZ KHAN: “Bella! Tutto bene direi (nonostante i kg presi durante le feste). La collaborazione nasce dall’amicizia che ho con Dropsy e dal rispetto artistico reciproco che abbiamo. Direi che è nato tutto in maniera molto naturale.
Volevamo fare una cosa molto hip hop, lontana dalle logiche del singolo di oggi. Essendo un amante del mondo del writing (in particolare quello milanese), a un certo punto ebbi l’idea di scomodare l’episodio che coinvolge Drop nella metro di Inganni nel 1991. Glielo proposi e l’idea lo convinse subito. Al di là dell’episodio in sé, “INGANNI” rappresenta un’attitudine.
Come vi siete conosciuti tu e Dropsy? Vi siete trovati in studio per la registrazione del pezzo? Avete trovato subito la chimica artistica e, in generale, com’è stato lavorare con Dropsy? Cos’hai trovato di diverso nel suo metodo di lavoro, rispetto ad altri produttori con cui hai lavorato?
LANZ KHAN: “Con Drop ci siamo conosciuti di persona forse a qualche festa o serata, ma già esisteva una conoscenza di nome. All’epoca lui era già un king conclamato del writing e un dj affermato, mentre io spingevo i miei dischi (con qualche buon riscontro) nell’underground milanese. Ci siamo ovviamente trovati in studio (colgo l’occasione per ringraziare il Caveau Studio) e abbiamo finalizzato insieme il brano.
Drop è stato molto presente durante la finalizzazione del brano, mentre per la composizione mi ha dato piena fiducia. Ha una visione artistica maturata con l’esperienza e questo è un pregio raro al giorno d’oggi”.
Ciao Dropsy è un piacere risentirti. Hai chiamato Lanz Khan a rappare su un tuo nuovo beat. Da dove è nata l’idea del brano e perché hai scelto proprio Lanz per rapparci sopra? Farà parte di un progetto piu’ ampio o è solo un singolo?
DROPSY: “Anche per me è un piacere. L’idea del singolo è nata spontaneamente. Con Lanz ci conosciamo da tempo è c’è un grande rispetto reciproco.
Inganni fa riferimento alla fermata della metropolitana della linea rossa di MIlano, dove esattamente 30 anni fa fui coinvolto in una sparatoria mentre dipingevo un graffito sulla fiancata di un treno. Per fortuna non ci furono conseguenze e io e gli altri che erano con me riuscimmo a scappare.
Dropsy com’è stato lavorare con Lanz ? Avete lavorato insieme in studio e cosa ti ha stupito di più del suo modo di lavorare?
DROPSY: “Se posso definirlo con un aggettivo, direi molto “stiloso”. La traccia è stata chiusa in un pomeriggio. Si tratta di un pezzo molto crudo e diretto, solo barre niente ritornello: rap nella sua essenza. O lo sai fare o no. Lanz ha una scrittura molto raffinata e studiata, niente di casuale e di bassa lega, 100% pro.
Infatti, Lanz, tornando a te, hai iniziato il 2020 pubblicando “Collana di Perle”, un album che dimostra quanto appena detto da Drop: com’è nato quell’album? Hai avuto il riscontro che ti aspettavi? Quali sono i tuoi brani preferiti di quell’album e perché?
LANZ: “L’album è andato bene (secondo me). Il riscontro è stato più che positivo e di questo ne sono molto felice. Anche le copie fisiche (in vinile e in CD) sono andate benissimo. Ovviamente, poi, si punta sempre a far meglio. Tra i brani che preferisco ci sono la title track “Collana di Perle“, “Kandinsky Innamorato” e “NotreDame“. La prima, che contiene un omaggio a Franco Battiato (forse il mio artista preferito in assoluto), è un viaggio: interiore sulla vita e sulla morte attraverso numerose simbologie e riassume pienamente il mio sentire al riguardo.
“Kandinsky Innamorato” è, invece, uno dei brani più anomali della mia produzione musicale, ma allo stesso tempo uno dei più “miei”. Si parla d’amore in uno scenario urbano e sento che l’atmosfera di quel pezzo mi pervade quando lo riascolto. Inoltre, il ritornello di Eddy Veerus, che conosco da ormai una decade, ha impreziosito il tutto. Le canzoni si portano sempre dietro delle storie che ne aumentano il valore per chi le fa.
NotreDame, invece, è un po’ il completamento/prosieguo ideale di “Collana di Perle“.
Le tue rime sono spesso dense di riferimenti, a volte anche criptici ed “esoterici”: da dove trai l’ispirazione quando scrivi un testo? In generale, che genere di film e libri (o altro) ti hanno ispirato maggiormente nel tuo percorso artistico?
LANZ KHAN: “Sicuramente film, libri e opere d’arte pittoriche sono molto influenti sul mio modo di scrivere. Mi piace pensare alle parole come immagini e colori in movimento. Ho assorbito suggestioni da Magritte, Caravaggio, dall’arte bizantina in generale, dai simbolisti francesi e molto altro.
Per quanto riguarda il cinema, sicuramente Kubrick, Scorsese, Polanski, Takashi Miike, Argento e, in senso più ampio, i filoni del thriller anni ’70, del noir e degli yakuza movie.
Per quanto riguarda l’aspetto esoterico, invece, ne sono un grande appassionato e ho divorato un sacco di libri al riguardo. Per me si tratta di un approccio alla filosofia (in senso ampio e non accademico) attraverso il simbolo. Inevitabilmente, tutti questi input, in qualche modo, riescono a trovare una strana armonia nei testi.
Da dove nasce il tuo nome Lanz Khan e in generale, ti ricordi, quando e perché hai iniziato a rappare?
LANZ KHAN: “Lanz è un’evoluzione fonetica del mio primo nome “LANCE” (da cui deriva anche il soprannome storico di “Lancetti”). Decisi di aggiungere “Khan” per sottolineare l’attitudine d’impatto e un po’ guerriera che ho sempre avuto nel rappare.
Iniziai nel 2003/4 circa, quando ancora il rap non era di moda fra i miei coetanei (anzi!). Il mondo dell’hip hop per me rappresentava (e rappresenta) un territorio essenzialmente di libertà espressiva. Probabilmente fu questo aspetto a colpirmi all’epoca, oltre alle meraviglie stilistiche che questa cultura aveva generato fino a quel momento”.
Chi sono invece le tue maggiori influenze musicali? Chi sono i tuoi artisti preferiti di sempre? E gli album che hai sentito di più in questo 2021?
LANZ KHAN: “Il grosso delle mie influenze risale al rap che ascoltavo quando ero più piccolo. Ti posso citare: Kaos, Club Dogo e le Sacre, Danno, Truman Simbio, Don Giulio, Ghost Dog e molti altri.
Tra gli americani sicuramente: Jay Z, Wu Tang Clan (più i percorsi solisti dei suoi componenti), Jedi Mind Tricks, Griselda ecc. Sicuramente è un elenco dozzinale, perché in realtà (come abbiamo già visto) le cose a ispirarmi sono molte di più e spesso non sempre musicali.
Tra i miei preferiti di sempre, oltre al già citato Battiato, ci sono sicuramente Santana, Charles Mingus (che quest’anno ho consumato), Howlin Wolf, Tom Waits e molti altri.
Dropsy, invece, per quanto riguarda te, hai qualche artista o album che hai ascoltato più di altri quest’anno? E cosa ti ha ispirato maggiormente nell’ultimo periodo?
DROPSY: “Ascolto poche nuove uscite. Mi ispiro molto di più ai classici, dagli anni 70 agli anni 90, dal reggae, al rap e non solo. L’unico album che ho ascoltato interamente è quello di Dj Khaled, perché sono un fan e perché mi piacciono la sua attitudine e la sua apertura mentale”