Fuossera è ancora e sempre Poesia Cruda. L’intervista.
In occasione dell’uscita del singolo Primm Grad, che anticipa il nuovo album in arrivo, abbiamo intervistato i Fuossera, gruppo iconico dell’area Nord di Napoli, attivo dalla fine degli anni ’90. Ci hanno parlato delle origini, di come è nato il legame con i Co’Sang, del clima che si viveva in quegli anni segnati dalla guerra di Camorra e dell’iconico brano “Poesia Cruda”. Nonostante i cambiamenti della scena e della città nel tempo, oggi come ieri portano avanti il loro percorso con coerenza, una visione autentica e un’attitudine cruda.
Ciao ragazzi per noi è un onore e un piacere potervi fare qualche domanda in quanto vi seguiamo con ammirazione e rispetto dai tempi di “Pnzier Psant’ “ I Fuossera sono infatti attivi dalla fine degli anni ’90: ci raccontate quando e come si è formato il vostro gruppo? Come vi siete conosciuti e come siete entrati in contatto con la scena hip hop napoletana di quegli anni, tra demo, jam e le prime collaborazioni? Avete per caso anche un background/link con la scena dei Graffiti?
O’Iank: I Fuossera nascono da un’ idea mia e di un caro amico con cui negli anni ‘90 facevo i graffiti, Fanny 96, quindi si io ho iniziato proprio con le bombolette. Prima esibizione live il 26 settembre del 1998 a Piscinola proprio in una Jam. Io e Sir Fernandez ci conoscevamo già da tempo e quando gli parlai dell’idea di un gruppo mi disse subito “sì facciamolo”.
Siamo entrati in contatto con la scena di quei tempi andando alle Jam e nelle piazze dove si ritrovavano i b-boy all’epoca, Piazza Vanvitelli e Piazza del Gesù. Era l’unico modo ed era bellissimo.
OJey: Non c’è molto da aggiungere a quello che ha detto O’iank se non che Sir Fernandez è mio cugino e lo conosco da piccolo, anche se poi ci siamo ritrovati da adolescenti ad innamorarci della cultura hip hop, all’epoca muovevo le mie prime esperienze tra graffiti e Rap con un’altra crew la NFB e O’Iank lo conobbi più in un contesto sportivo visto che giocavamo a Basket, ci frequentavamo tanto diventammo fratelli e quando lui e Sir decisero di formare il gruppo venne naturale per loro chiedermi di farne parte e per me dire si senza esitazione.
Sir Fernandez : Il primo approccio come un po’ per tutti in realtà in quel periodo erano i Graffiti , ma in piena onestà personalmente avevo pochissimo talento in quella disciplina ma quando O’iank mi propose di formare un gruppo non esitai a dire di si.
Uno dei vostri primi brani che vi ha messo sulla “mappa” della scena italiana è senza dubbio Pnzier’ Psant, realizzato con i Co’Sang, che poi sarebbero diventati vostri compagni di percorso per lungo tempo e protagonisti della storia dell’hip hop italiano. Come è nato quel pezzo? E come nasce la vostra conoscenza con Luchè e Ntò, sia sul piano umano che artistico?
Fuossera: Con i Co’Sang ci siamo conosciuti sempre negli anni 90, proprio perché anche loro frequentavano i punti di ritrovo e le Jam, in più eravamo praticamente dello stesso quartiere, ai tempi Piscinola e Marianella facevano circoscrizione unica e ora fanno parte della stessa municipalità, l’ottava.
Pnzier’ Psant nasce perché ci eravamo detti molte volte facciamo qualcosa insieme, nel 2003 portammo il beat a casa di Luca e lo facemmo in un pomeriggio. Da quel momento siamo diventati una sorta di famiglia, facevamo tutto insieme, non solo dal lato artistico.
Nel 2004 è uscita Poesia Cruda con i Co’Sang, una delle collaborazioni più iconiche del rap italiano. Un brano-manifesto che ha incarnato la visione e la poetica di un movimento nato in strada. Cosa rappresentava allora Poesia Cruda, in relazione anche al contesto storico del rap italiano, al vostro quartiere e alla città di Napoli?
Fuossera: Il brano è nato per dare un sequel a Pnzier’ Psant. Infatti il primo titolo era Poesia Cruda ( Pnzier’ Psant 2), una sera Luca ci disse facciamolo però con un video, il testo non lo abbiamo scritto insieme ma in maniera naturale seguivamo la stessa linea.
In quel periodo storico, Poesia Cruda è stato un strappo deciso con tutto quello che Napoli aveva prodotto nel Rap, era totalmente distante da tutto ciò che era già uscito, era quello che volevamo. Quei due singoli sono stati i primi pezzi Rap ad entrare nelle macchine dei ragazzi della periferia, c’era un negozio di dischi a Secondigliano che masterizzava compilation con dentro 50 cent, Eminem, Tupac, Biggie e quei due pezzi.
Poesia Cruda è stato anche il capitolo che ci ha fatto affacciare al panorama italiano, il video andava in varie Tv, però in quegli anni non erano tutti pronti al Rap Napoletano in generale e soprattutto al nostro, fatto in quel modo. Ma ha comunque creato connessioni importanti, una su tutte quella con i Club Dogo, Marracash e tutta la Dogo Gang.
Quello infatti è stato un periodo particolarmente crudo e violento per la città, specialmente l’area nord da cui venite. Ci potete riportare a quel periodo e a come ha influenzato e in qualche ispirato la vostra musica? Avete qualche aneddoto sull’atmosfera di quel periodo e su come nacquero i vostri primi progetti in studio?
Fuossera: Quasi tutte le sere noi ci ritrovavamo sotto casa di Luca (Luche’ n.d.r) e Antonio (Nto’ n.d.r) che abitavano uno di fronte all’altro. In molte serate di quel periodo ci spostavamo perché c’era una sorta di coprifuoco, da una certa ora in poi vedevi solo motociclette sfrecciare e poco dopo arrivava la notizia che era stato fatto un altro omicidio. Quindi non ci ha solo influenzato, ha modificato il nostro modo di vivere e ci ha dato una visione specifica di certe cose.
Mentre giravamo il video di Poesia Cruda ci fu un agguato dietro al palazzo alle nostre spalle in una delle location, chiudemmo tutto e andammo via prima del previsto. Era del tutto naturale che poi nei nostri testi uscissero determinati racconti fatti con una serie di frasi crude e termini così duri.
Dopo l’uscita di “Chi More Pe Mme” prendemmo in affitto un appartamento a Scampia noi e i Co’Sang per trasformarlo in uno studio, qualcuno di noi ci viveva anche. Il nostro primo disco “Spirito e Materia” è stato prodotto interamente lì, alcuni beat di Luchè che sono in quell’album sono stati presi mentre li faceva, lo sentivamo dalla stanza affianco, entravamo da lui gli dicevamo “fra questo ci serve”, quel disco senza quella situazione non sarebbe mai venuto così. C’era sempre un confronto, per esempio anche una frase del ritornello di “Affil e Lam” è di Ntò, era con noi mentre lo stavamo scrivendo.
Napoli e, in particolare, il vostro quartiere sono sempre stati centrali nel vostro racconto, tra denuncia e appartenenza. Com’è cambiata la città dai tempi di Pnzier’ Psant? E come questi cambiamenti hanno influenzato la vostra musica e le vostre vite?
Fuossera: La città in generale ha avuto un miglioramento a livello turistico e di investimenti nello stesso settore notevole e questo è sotto gli occhi di tutto il mondo, il nostro quartiere è cambiato tanto anche se la criminalità non è scomparsa.
Non solo nel nostro quartiere, ma in tutta Napoli e provincia c’è la tendenza da parte di alcuni di fare un racconto edulcorato della città nascondendo la polvere sotto al tappeto tra pizza mandolino e triccheballacche, questo modo di intendere Napoli non ci appartiene.
Fin dai tempi di Pnzier’ Psant scaviamo dove tanti non hanno il coraggio di scavare e portiamo alla luce quello che molti o non vedono o fanno finta di non vedere.
Voi avete attraversato l’evoluzione della scena hip hop italiana da fine anni ’90 a oggi, restando fedeli alla vostra identità. Da Spirito e Materia, passando per Sotto i Riflettori e Démodé, fino al nuovo progetto in uscita. Cosa è cambiato nel vostro approccio e nella vostra attitudine attraverso questi dischi? E come è cambiata la percezione del vostro rap nel panorama italiano in questi anni?
OJey: Direi c’era una volta la scena Hip Hop, ma ci sono ancora quelli che quella scena l’hanno creata. C’è una differenza abissale per me tra ieri ed oggi, ma non posso dire che ci sia stata una evoluzione di quello che era ma un totale cambiamento verso l’individualismo che ha disgregato lo spirito di comunità. Da allora ad oggi la nostra musica è rimasta fedele a se stessa come lo siamo noi ma abbiamo sperimentato il linguaggio italiano in Sotto i Riflettori e sonorità differenti in tutti gli altri progetti cercando di rimanere sempre veri soprattutto in questo nuovo disco dove c’è il bagaglio di tutti gli anni di musica e battaglie trascorse insieme. Credo che questo arrivi agli ascoltatori di oggi.
Sir F: L’approccio resta sempre uguale , lasciarsi ispirare da ciò che si vede da ciò che colpisce la nostra sensibilità “ RACCONTARE LA VITA VERA” non provare a vendere una realtà patinata e artefatta .
O’Iank: L’unica cosa che è cambiata è l’approccio alle produzioni, forse ora siamo più coscienti dell’atmosfera nella quale si devono muovere i nostri testi. In questo nuovo disco abbiamo avuto il grandissimo contributo di Feral Dafe che ha curato tutto il disco sia sotto il punto di vista della composizione, anche quando il beat è partito da me c’è sempre la sua mano. Anche i mix e i master sono fatti da lui.
Dopo tanti anni abbiamo trovato una persona che sotto l’aspetto anche tecnico ha la nostra stessa visione, nel corso degli anni per noi è stata una grossa difficoltà.
È uscito da pochi giorni il vostro nuovo singolo “Primm Grad”, che anticipa un nuovo progetto. Cosa vi ha spinto a tornare in studio insieme per registrare nuova musica dopo la reunion?
Fuossera: La voglia di fare nuovamente musica insieme ci ha spinto a lavorare a Forever “EP”, ora al nuovo album in arrivo e poi quando qualcosa deve accadere accade e basta come nel caso della nostra reunion, è sempre stato così, nei momenti migliori della nostra carriera ci siamo ritrovati a fare musica senza compromessi e con divertimento ed è quello che stiamo vivendo ora.
Qual è lo spirito o idea alla base del nuovo album? Cosa vi ha ispirato e quali influenze musicali avete portato in questo lavoro?
Fuossera: Lo spirito resta sempre uguale, con noi funziona così, abbiamo bisogno di sentire la necessità di dire alle persone “ SICURO CHE CIO’ CHE PENSI SIA GIUSTO?” . Dopo tanti anni le influenze sono tantissime ormai, abbiamo lavorato al nuovo album con lo stesso entusiasmo con la quale 20 anni fa cominciammo a lavorare al nostro primo disco, lasciandoci ispirare da tutto ciò che musicalmente ci ha accompagnato in tutti questi anni.
Abbiamo un background vasto, non abbiamo mai dato un limite ai nostri ascolti, l’HIP HOP in tutti questi anni ha avuto più evoluzioni e abbiamo assorbito le cose che ci piacevano di più, non ci piace etichettare la nostra musica usando tutti i sottogeneri per descriverla, odiamo profondamente quando cercano di descrivere un brano facendo dei mash up di termini, il nostro è HIP HOP al 100%, libero, l’HIP HOP è libertà.
Il brano Primm Grad si apre con una riflessione potente presa da un’intervista a Tupac: “Dovremmo essere più responsabili nei nostri testi?”. Parlate di dolore, di conseguenze, e vi chiedete se “ne vale la pena affrontare la pena”. Potete raccontarci il senso profondo di questo brano? Quanto è importante che il rap trasmetta un messaggio nei propri testi anche oggi? E come farlo senza risultare ipocriti o noiosi alle nuove generazioni?
Fuossera: Affrontare certi argomenti la maggior parte delle volte può risultare noioso alle persone poco sensibili al tema in quel momento o in generale, o alle persone più superficiali, senza giudizio, né per gli uni né per gli altri.
Crediamo che un racconto sincero trovi sempre una strada per arrivare a chi vuole ascoltare, sia che sia giovane o abbia un’età più avanzata. In generale quando scriviamo non ci poniamo il problema di arrivare o meno ma piuttosto ci mettiamo lì a scrivere qualcosa che abbia uno spessore, un racconto ed è proprio il caso di dire che “Primm Grad” è una storia in rime che ti proietta nel mondo del carcere come se stessi guardando un film senza giudizio senza moralismi e senza retorica.
Un saluto alla redazione di ThrowUp Magazine con la speranza di incontrarvi presto.
È Poesia Crùr, SEMPRE.