Intervista rapper Armani Doc - MRGRA - Alta Moda

Armani Doc, Rap con eleganza. L’intervista.

Armani Doc, giovane acquisto della scuderia fondata da Gionni Gioielli, la M.R.G.A, fresco del suo nuovo disco “Alta Moda”, racconta a ThrowUp Magazine il proprio percorso artistico e di come sia importante eccellere nel rap, senza rinchiudersi in sottogeneri.

Bella Armani, grazie della tua disponibilità, finalmente riusciamo a farti qualche domanda! In realtà eri già entrato nei nostri radar grazie al video di “Disciplina”, prima del tuo recentissimo disco di debutto con il collettivo MxRxGxA (Make Rap Great Again) capitanato da Gionni Gioielli e di “Serie A” del 2019. È, infatti, abbastanza raro in Italia, ormai, sentire un emergente (a proposito quanti anni hai?) che sputi barre, non omologandosi alle sonorità in voga, e che lo faccia pure con stile. Cosa ti ha portato a fare questa scelta stilistica e andare in un certo senso controcorrente?

Dunque, Io ho sempre vissuto a Milano, in zona 7 e sono nato nel ’95 quindi sono abbastanza grande da essere cresciuto con il rap italiano della seconda ondata diciamo (Fibra, i Dogo, i Onemic, TruceKlan e Adriacosta principalmente) ma allo stesso tempo abbastanza giovane da aver scoperto la Trap Music di Atlanta, la Drill di Chicago, il rap della Louisiana o Detroit quando ero ancora al liceo quindi sinceramente il discorso di cosa va in voga o no non l’ho mai sentito davvero, lo trovo una paranoia che aleggia spesso nell’ambiente italiano… Spesso si ha una percezione sfalsata delle cose perché si pensa che negli States siano tutti uguali e quindi se i Migos fanno i miliardi su youtube mentre Griselda fa un milione di views allora uno è il sound in voga e l’altro no… In realtà se vai a New York si ascoltano la roba grimey, o ultimamente la Nyc Drill, più che i Migos o la roba californiana perché i ragazzi di Ny ci si ritrovano di più.

In Italia hanno avuto molti sta tendenza di voler sempre seguire il sound “più in voga”, ma che alla fine è una scusa per non dire “faccio quello che fanno quelli che fanno più views”.

Perché poi se si ascolta bene il suono che va non è mai uno solo, i Migos rappano con lo stile di Atlanta e Travis Scott invece è Texano, ha tutto un altro stile, però per uno che non sa manco quanti km ci sono tra Atlanta e Houston può sembrare che sia sempre la stessa roba. Anche sul discorso delle barre per come le faccio io, nel senso che non metto solo parole in rima ma dico cose sensate, negli states le fanno i liricisti come anche i rapper più commerciali… Ho sentito ieri “Bop It” di Fivio Foreign o il disco di 21 Savage, due rapper che non hanno certo la nomea di super liricisti, ed entrambi fanno barre con doppi sensi fighissime nonostante non rappino su un beat di Dj Premier per capirci…

Insomma, per me quello che faccio è la base di quello che è buon rapper ma capisco che se si prende come paragone la scena italiana possa sembrare strano io, a me sembrano strani quelli che fanno 300 rime con parole difficili ma poi non dicono un cazzo ahah. Io comunque essendo cresciuto ascoltando sia Nas che Gucci Mane non ho voglia di limitarmi o di fare quello che va controcorrente perché anche la roba che facciamo con MRGA per me è assolutamente attuale

Da dove nasce la tua passione per l’Hip Hop?

Comunque io ascolto rap da quando avevo 7/8 anni e sentii “Fuori dal Tunnel” di Caparezza, a 12 anni comprai “Bugiardo” (di Fabri Fibra n.d.r) e qualche disco di Eminem, poi dalle medie grazie a Internet iniziai a farmi una cultura. Quindi diciamo che son sempre stato appassionato di musica e di rap in particolare. Scrivevo già qualcosa a 15 anni con un paio di amici, ma a tempo perso e, soprattutto ai tempi, non era ancora immaginabile pensare di fare dei soldi con la musica rap, quindi a 17 anni per vari motivi smisi di scrivere ma continuai ad ascoltare rap. Ho ripreso a 22 anni e mi sono accorto di scrivere meglio invece che peggio, ero più fluido, più maturo e soprattutto avevo più cose da dire.

Qual è stata l’evoluzione del tuo nome d’arte da Doc del tuo primo mixtape “Berlusconi Tape” ad Armani Doc, perché hai scelto questo nome?

Per quanto riguarda il mio nome, Doc è il nome con cui mi ha sempre chiamato un sacco di gente qua in zona da quando avevo circa 12 anni, quindi quando ho registrato le prime cose non abbiamo nemmeno dovuto pensare ad un nome d’arte. La storia del cambio di nome risponde anche al come ho beccato Gionni (Gioielli n.d.r) e anche all’idea del disco più o meno. Gionni fece YBS ( “Young Bettino Story”)nel 2018 e a me piacque un sacco anche perché io feci uscire “Berlusconi Tape” 3 mesi prima, quindi eravamo probabilmente gli unici ad aver fatto qualcosa di così sporco, crudo, underground ma con l’immaginario dell’eccellenza italiana al tempo.

In particolare io adoravo il beat di “Giorgio Armani” così quando fece il contest gli mandai una mia strofa che avevo scartato da “Serie A” su quella strumentale, mandai una mail di fretta e scrissi solo “ARMANI MILANO”, a lui piacque un sacco ma pensò che Armani Milano fosse il mio nome. Quando ci siamo incontrati lui voleva che mi chiamassi così, ne abbiamo discusso un po’ e alla fine ci siamo accordati su Armani Doc che comunque col senno di poi è il nome che preferisco tra tutti”.

Come dicevamo, è da poco uscito “Alta Moda” per MxRxGxA prodotto interamente da Gionni Gioielli: come sei stato reclutato da Gionni Gioielli a far parte di M.R.G.A? E come è nata l’idea di questo disco? Qual è il concept dietro il titolo?

L’idea del disco è nata dalla storia del nome, perché Armani Doc comunque si prestava bene per un disco a tema moda e quando Gionni ( Gioielli n.d.r) l’ha proposto a me è piaciuta subito l’idea.

Si può dire che il disco ha 3 concept generali sparsi nei pezzi: il nostro rap come l’alta moda, di qualità superiore rispetto a quello standard da industria (già solo come ricamo le barre capisci che non è H&M).

Una riflessione sullo stato del rap in Italia, che è prassi dei dischi MRGA da sempre (con il mio punto di vista molto più pro “trap music” rispetto a quello degli altri per esempio). Infine, l’aspetto più motivazionale (“Nike X Off White” o la seconda strofa di “La mia Ex veste Prada”) che fa da collante tra il mondo della piazza, della trap, da dove arrivo a quello del rap e della musica in cui sto dentro da 2 anni ormai.  Racconto della transizione da un mondo all’altro che ho compiuto in questi anni. Il disco poi è fortemente ispirato a Ma$e, come dico in una barra: “ero murda murda Doc Gionni ha creato Armani, avevo in mente altro ma il rap ha cambiato i piani” dove lo cito riprendendo la sua “I was murda, P Diddy named me pretty, did it for the money now can you get with me?” .
L’idea era fare qualcosa che fosse assolutamente rap ma allo stesso tempo stiloso, fresco, alla moda diciamo. Poi il disco è pieno di altre influenze più generali da Jay-z al primo Kanye, Cam’ron, Styles P e i Dogo.

Nel disco ci sono alcuni pesi massimi del rap italiano come Ensi ed E-Green, oltre che i membri della scuderia MRGA Gionni Gioielli, Blo/b e il giovane Rollz Rois: Come sono nate queste collaborazioni? Puoi raccontarci qualche retroscena del disco?

La sera in cui ci siamo conosciuti io e Gionni Gioielli eravamo in studio e c’erano anche Ensi e Blo. Ensi non aveva sentito nulla di mio così gli feci sentire qualche barra, si è preso bene con la mia roba e per me lui è una leggenda quindi era scontato che arrivassimo al feat a quel punto. Da lì ci siamo beccati qualche altra volta in studio o a live/serate e alla fine abbiamo fatto “Villa Versace” assieme. Con Egreen è andata un po’ al contrario nel senso che Gionni gli fece sentire qualcosa di mio e poi ci siamo beccati di persona… però anche con lui vale lo stesso discorso.

Con Gionni e Blo poi ho fatto un sacco di pezzi quindi erano due feat abbastanza scontati ormai, mentre Rollz l’ho scoperto con “Vetri Neri”. Mi ricordo che quel giorno girai il suo video a Blo e Gionni e piacque a tutti così una settimana dopo Rollz era in studio con noi, da lì anche lui è entrato nel progetto MRGA e quindi nel mio disco.

Sei il primo membro del collettivo MxRxGxA che intervistiamo… Cosa ci puoi raccontare della filosofia e gli obiettivi di questo movimento? Quali sono i prossimi progetti che puoi anticiparci?

Per quanto riguarda MRGA siamo un collettivo formato in primis da me, Gionni, Blo, Lil Pin e Rollz ma poi in realtà siamo così tanti a collaborare che io lo considero quasi un polo, una piattaforma per l’elite del rap underground italiano. Non underground nel senso di “faccio troppi pochi numeri per essere mainstream” ma nel senso che se cerchi quel tipo di rap sai che con MRGA vai sul sicuro. 

Inoltre nell’ultimo anno abbiamo iniziato a fare più numeri, collaboriamo con gente nuova, anche del mainstream, che magari apprezza anche il rap che facciamo noi e si prende bene a partecipare negli album. In più ora abbiamo la distribuzione sia digitale che fisica organizzata come si deve quindi MRGA è e spero continuerà ad essere la realtà più grande e di qualità del rap italiano underground.

Tra l’altro lavorare in gruppo secondo me, oltre a essere mega Hip Hop come cosa, favorisce la produttività (nel 2020 siamo a 6 album per adesso) e la qualità perché siamo sempre attivi e ispirati da quello che fanno gli altri. Abbiamo in mente già vari progetti per l’anno prossimo e alcuni saranno veramente epici ma non posso spoilerare nulla o Gionni mi ammazza.

In un certo senso, almeno negli Stati Uniti, stiamo assistendo ad un ritorno di popolarità del liricismo e ad una rinascita del rap underground, non inteso come rap nerd, autoreferenziale e da zainetto, ma invece che riporta al centro un’attitudine hardcore di strada unita a barre e stile…Tu e la MRGA volete in un certo senso riportare questo filone in Italia,credi che anche qui possa avere un certo successo ? secondo te quali sono gli ingredienti necessari?

Eh il ritorno del liricismo… non lo so. Secondo me più che altro in Italia dopo l’allargamento del pubblico che c’è stato nel 2016 adesso sono tutti abituati ad ascoltare rap. Dopo qualche anno, ora c’è un pubblico più maturo e cosciente di cos’è il rap rispetto a prima (intendo dire che ci siamo lasciati dietro quei dogmi di cosa deve essere il rap in Italia che per anni sono stati imposti dai più vecchi) e che vuole qualcosa che sia fresco, godibile ma non si accontenta più di qualcosa che suona bene e basta.

Quella bolla che è stata chiamata “La Trap” è morta e le copie degli americani sono cringe ora. Secondo me più che guardare il liricismo, che è solo un discorso di tecnica, bisogna guardare a chi rappresenta qualcosa: penso a Gianni Bismarck e la 126, alla Drilliguria, Geolier o anche i ragazzi di Z7 che sono esplosi quest’anno. C’è chi è più tecnico chi meno ma tutti i citati spaccano perché raccontano di com’era, com’è o come vorrebbero che fosse il posto da dove vengono.

Per quanto riguarda l’America, la scena che Griselda ha riportato un po’ sotto i riflettori è sempre esistita e io la ascoltavo già al liceo, Westside Gunn non ha inventato nulla che Roc Marciano, il Wu-Tang, Smoke Dza, Lox, Currensy, la Pro Era o altri non facevano già. Ma se devo fare un parallelo tra noi e loro stiamo entrambi cercando di sfruttare l’attenzione che al momento c’è su MRGA/Griselda per unire tutte le realtà underground più fighe che esistevano già. È la vecchia storia dell’unione fa la forza.

Nell’ultimo disco passi da riferimenti ai Club Dogo a Raekwon del Wu Tang: chi sono gli artisti che ti hanno ispirato maggiormente negli anni? Cosa stai ascoltando di più in questo periodo?

Ritornando a me i miei rapper preferiti sono Ice Cube, Jay-Z, Styles P, Ghost & Rae e Master P. In Italia i Dogo essendo di Milano mi hanno cresciuto e influenzato tantissimo e credo che ogni rapper di Milano dovrebbe avere qualcosa dei Dogo nel suo stile. Per il resto ascolto veramente di tutto e mi ispiro a tutto ciò che ascolto quindi ti faccio una lista ma potrebbe essere infinita: Nas, The Game, Gucci Mane, Lil Bibby, Drake, Dave Santan, 21 Savage, DMX, The Lox, Dipset, Kanye, Skepta, Odd Future, Griselda, Kool G Rap, MF DOOM, i Mobb Deep, French Montana, Future, Lil Durk, Kendrick, Schoolboy Q, Pop Smoke, Nipsey Hussle, Meek Mill, Headie One, 50 Cent, I Clipse, Ma$e e Biggie ovviamente e sicuro sto scordando qualcuno… ah Harry Fraud, Currensy e Wiz Khalifa, quando fumo ascolto praticamente solo loro.

Che progetti hai in serbo per il futuro? E quale è la tua ambizione più grande?

Visti i risultati degli ultimi 2 anni sto investendo nella musica e vi posso dire solo che uscirà un altro progetto mio prima di fine anno, non sotto MRGA ma per Think Fast Records, che è la mia etichetta.

Inoltre pubblicheremo anche il disco di due ragazzi di zona (Cornish e Lefka) sempre sotto Think Fast. Quindi il piano è riuscire a creare un bel team anche qui, in modo da farmi continuare a fare musica con MRGA, ma allo stesso tempo avere la mia etichetta per pubblicare progetti con altri sound o comunque staccati dalle logiche del gruppo. L’ambizione è quella di ritrovarsi tra qualche anno con MRGA ancora attiva e la mia Label lanciata in modo da poter vivere con la musica che faccio e non mi dispiacerebbe anche lavorare dietro le quinte come produttore/A&R.

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